giovedì 1 febbraio 2024

Il Dhaulagiri è il nome di un Ottomila, scalato per la prima volta nel maggio 1960

 Il Dhaulagiri, la settima vetta più elevata del mondo, è rinomato per la sua maestosità e la sua sfida estrema nell'arrampicata, rappresentando una delle montagne più difficili e pericolose da scalare. Per i nepalesi, la sua cima è considerata come un castello bianco che si erge sopra le nuvole, e il nome stesso  significa "Montagna bianca" o "splendente". La montagna si trova in Nepal nella catena dell'Himalaya ed è alta 8.167 metri. Una curiosità. è la cima più alta situata interamente all'interno di un unico paese. Come tanti massicci anche il Dhaulagiri è composto da più cime, ben 10  (per gli appassionati, queste sono le coordinate Coordinate: 28° 41′ 54″ N, 83° 29′ 15″ E).

La sua fama è dovuta in parte alle avverse condizioni meteorologiche che lo caratterizzano. Il massiccio del Dhaulagiri è spesso colpito da tempeste e valanghe. Non sorprende, quindi, che negli anni Cinquanta fa rappresentasse una delle ultime sfide tra le vette oltre gli 8.000 metri ancora da conquistare.

La storia epica della conquista del Dhaulagiri inizia nel 1960, quando l'alpinista svizzero Max Eiselin radunò un team di 16 esperti alpinisti. Tra i membri erano presenti diverse nazionalità. La spedizione comprendeva: il leader Max Eiselin, Albin Schelbert, Ernst Forrer, Michel Vaucher, Hugo Weber e Jean-Jacques Roussi dalla Svizzera; i polacchi Adam Skoczylas e il dottor Georg Hajdukiewicz; il cameraman Norman Dyhrenfurth dagli Stati Uniti; lo scalatore di punta Kurt Diemberger dall’Austria e Peter Diener dalla Germania.

La spedizioni scelte un modo nuovo per avvicinarsi alla vetta utilizzando un aereo per atterrare su un ghiacciaio e poi lanciare l'assalto finale alla cima. Tuttavia, l'imprevisto si presentò quando l'aereo "Yeti" si schiantò sul ghiacciaio il 5 maggio. Nonostante nessun membro rimase ferito, la squadra si divise in tre gruppi isolati geograficamente. Il piano prevedeva l'ascesa dalla cresta nord-est che presenta un percorso più "dolce" rispetto al contrafforte Pera sulla parte Nord, con ben 6 campi base.  

Kurt Diemberger si trovò nel gruppo più vicino alla vetta e, nonostante le avverse condizioni atmosferiche, la sua determinazione e quella del suo team li portarono a compiere una scalata senza precedenti. Il 13 maggio 1960, dopo giorni di resilienza e un incredibile sforzo senza l'uso di ossigeno, in 4 ore Diemberger e il suo gruppo composto da Albin Sherbert, Ernst Forrer e Peter Diener, insieme agli sherpa Nawang Dorje e Nima Dorje, raggiunsero la vetta del Dhaulagiri piantando le classiche bandierine. Il cielo, prima minacciato da bufere di neve, si schiarì, consegnando loro la gioia, la soddisfazione e la consapevolezza di aver scritto una pagina leggendaria nella storia dell'alpinismo.


Fonti. 

Dhaulagiri I - 1 - Sherpa (sherpa-gate.com)



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