venerdì 31 dicembre 2021

Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Gronchi

Nel 1960, gran parte del messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi è incentrato sulla pace e il contesto internazionale. Siamo in piena “Guerra fredda” tra il blocco occidentale e il blocco orientale. Di lì a pochi mesi due eventi che sarebbero entrati nella Storia: il muro di Berlino e poi la crisi dei missili a Cuba. La seconda parte del discorso riguarda i temi della disoccupazione e del divario Nord Sud con un richiamo ai valori della solidarietà europea. Per finire  il centenario dell’Unità d’Italia che si sarebbe festeggiato l’anno successivo.

Qui il link al video: http://presidenti.quirinale.it/Gronchi/video-mp4/vq_1960-12-31.htm

E qui sotto il testo completo 

ITALIANI,

QUELLA CHE, NEI RAPPORTI INTERNAZIONALI, APPARIVA UNA CONGIUNTURA FAVOREVOLE, MI INDUSSE L' ANNO SCORSO, IN QUESTO STESSO GIORNO, A FORMULARE PREVISIONI, SIA PUR CAUTE, DI UN AVVENIRE DI DISTENSIONE E DI CONCORDIA.

INVECE, MENTRE GIÀ SI INTRAVEDEVA LA :POSSIBILITÀ DI CONCRETE INTESE TRA LE NAZIONI PER AVVIARE A SOLUZIONE LE PIÙ PERICOLOSE CONTROVERSIE, OGNI PROSPETTIVA È STATA NUOVAMENTE AVVOLTA DA UN'ATMOSFERA DI OSTILITÀ E DI SOSPETTO.

TUTTAVIA, IO VOGLIO ANCORA CREDERE NELLA SAGGEZZA DEGLI UOMINI CHE REGGONO I DESTINI DEI POPOLI, E NELLA SINCERITÀ DI QUANTI AFFERMANO DI ASPIRARE ALLE. PACE, AFFINCHÈ POSSA E DEBBA TROVARSI LA VIA CHE CONDUCA AD UNA PACIFICA, COESISTENZA, SENZA LA QUALE RIMARREBBE PERENNEMENTE IN PERICOLO LA NOSTRA CIVILTÀ.

DA PARTE SUA, L' ITALIA CONTINUA UNA POLITICA ATTA A FAVORIRE OGNI INIZIATIVA CHE TENDA A CREARE LE CONDIZIONI DI UNA DUREVOLE :PACE; CONDIZIONI CIOÈ DI SICUREZZA E DI COLLABORAZIONE NEL RECIPROCO RISPETTO DELL'INDIPENDENZA E DELLE CIVILI LIBERTÀ.

PERCIÒ NOI ABBIAMO COLTO VOLENTIERI LE OCCASIONI DI INCONTRARCI, COME È AVVENUTO FREQUENTEMENTE DURANTE L'ANNO CHE STA PER CONCHIUDERSI, CON CAPI E GOVERNANTI DI ALTRI PAESI, NELLA PERSUASIONE CHE QUESTI INCONTRI POSSONO VALIDAMENTE CONCORRERE, ATTRAVERSO I CONTATTI DIRETTI E PERSONALI, A STABILIRE FECONDI RAPPORTI DI COMPRENSIONE E DI FIDUCIA.

HO PARLATO DI COLLABORAZIONE, COME STRUMENTO DELLA PACE: E VORREI PORRE SU DI ESSA L'ACCENTO PERCHÈ MI PAR CERTO CHE IN QUESTA PAROLA SI ESPRIMA LA ESIGENZA PIÙ ATTUALE E DETERMINANTE PER REALIZZARE UNA CONVIVENZA CIVILE ED UMANA, SIA TRA GLI UOMINI DI UNA STESSA PATRIA, SIA TRA I POPOLI NEL PIÙ VASTO SPAZIO DEL MONDO.

I PAESI DI LIBERI ORDINAMENTI DEMOCRATICI, CHE IN VIRTÙ DEL LORO SPIRITO DI INIZIATIVA, DELLA LORO CAPACITÀ DI LAVORO, DELLA LORO GENIALITÀ SCIENTIFICA E TECNICA, HANNO RAGGIUNTO UN ALTO GRADO DI PROGRESSO E DI BENESSERE, DEBBONO CONSIDERARE UN DOVERE ED INSIEME UN INTERESSE INDILAZIONABILE L'ADEGUARSI A TALE ESIGENZA COSÌ NEI RAPPORTI INTERNI FRA I LORO GRUPPI SOCIALI, COME NELLE RELAZIONI CON LE NAZIONI DI RECENTE COSTITUITESI IN STATI INDIPENDENTI.

LA PROSPERITÀ CONQUISTATA COLLA COLLABORAZIONE DI TUTTI DEVE ESSERE RIPARTITA EQUAMENTE FRA TUTTI, COME È NORMA DI OGNI COSTITUZIONE CHE TENDA A FORMARE ISTITUTI E COSTUME DI EFFETTIVA DEMOCRAZIA: TRA LE ALTRE, DELLA NOSTRA, CHE ESPLICITAMENTE LA SANCISCE NEL SUO ARTICOLO 3. E DEVE ESSERE INSIEME UTILIZZATA PER UNA RAZIONALE GENEROSA ASSISTENZA ALLE NAZIONI MENO PROGREDITE AL FINE DI METTERLE IN GRADO DI RIDURRE TEMPESTIVAMENTE LE ENORMI DIFFERENZE DEL LORO LIVELLO DI VI TA.

E' QUESTO IL PROBLEMA CENTRALE DELLA NOSTRA EPOCA; PROBLEMA CHE CONDIZIONA L'AVVIAMENTO AD UNA ORDINATA. E PACIFICA CONVIVENZA INTERNAZIONALE, ED INSIEME IL SUCCESSO DEL MONDO LIBERO NELLA GRANDE COMPETIZIONE CHE METTE A RAFFRONTO LA CAPACITÀ DI DUE SISTEMI PER LIBERARE DALL' INFERIORITÀ E DALLA MISERIA I POPOLI ED I CETI SOCIALI PIÙ DISEREDATI.

ED È IL PROBLEMA CHE IO EBBI A PROSPETTARE (MI SIA PERDONATA L'AUTOCITAZIONE) PER L'UN ASPETTO NEL PRIMO MESSAGGIO AL PARLAMENTO ITALIANO E PER L'ALTRO IN PIENO ACCORDO COL GOVERNO DI ALLORA, NEL DISCORSO AL CONGRESSO DEGLI STATI UNITI.

IO VOGLIO RICHIAMARMI OGGI SOPRATTUTTO A QUESTO SECONDO ASPETTO, ALL'INIZIO DI UN ANNO CHE POTREBBE REGISTRARE VICENDE FORSE DECISIVE PER L'AVVENIRE DEI NOSTRI FIGLI.

SE NON SI COMPRENDESSE L'ESTREMA URGENZA DI UN INTERVENTO COORDINATO E SOLIDALE A FAVORE DEI PAESI SOTTOSVILUPPATI, È FACILE PREVEDERE CHE IL LORO ALTISSIMO TASSO DI INCREMENTO DEMOGRAFICO DA UNA PARTE E LA PERSISTENZA DI UN BASSISSIMO REDDITO PRO-CAPITE DALL'ALTRA, CREEREBBERO UNA CRESCENTE SPEREQUAZIONE FRA POPOLI RICCHI E POVERI NEL MONDO E UNA "LOTTA DI CLASSE" INTERNAZIONALE CHE APRIREBBE PROSPETTIVE ASSAI TRISTI PER LA PACE E PER LA LIBERTÀ.

 

 

ITALIANI,

PONENDO L'ACCENTO SUL PROBLEMA DELLA COLLABORAZIONE TRA I POPOLI, IO NON INTENDO DISSIMULARE O RELEGARE IN SECONDA LINEA IL NOSTRO PROBLEMA NAZIONALE DELLA DISOCCUPAZIONE O DELLA SOTTO-OCCUPAZIONE, E LO SQUILIBRIO TUTTORA IN ATTO FRA NORD E SUD.

MA IO SENTO DJ. POTER CON FIDUCIA AUSPICARE CHE L' AZIONE DEL GOVERNO, LE INIZIATIVE DEGLI IMPRENDITORI CON IL CONCORSO DEI LAVORATORI E DELLE LORO ORGANIZZAZIONI, E TUTTI QUEI :PROVVEDIMENTI CHE POTRANNO ESSERE ADOTTATI NEL QUADRO DELLA SOLIDARIETÀ EUROPEA, CONTRIBUISCANO AD ATTENUARE COL RITMO PIÙ RAPIDO, FINO AD ELIMINARE QUESTO DOLOROSO PROBLEMA PER LA CUI SOLUZIONE ANCHE LA SCUOLA SARÀ EFFICACE STRUMENTO A SUPERARE L'UMILIANTE INFERIORITÀ DELL'IGNORANZA, E FORMARE UNA PIÙ LARGA CATEGORIA DI TECNICI E DI MAESTRANZE SPECIALIZZATE.

HO DETTO: CON FIDUCIA; PERCHÈ MOL TO SI È GIÀ FATTO ED ALTRETTANTO È IN CORSO DI ATTUAZIONE; ED IO SONO SICURO CHE IL COMPITO CHE RIMANE SARÀ RESO PER TUTTI PIÙ IMPEGNATIVO DAL SIGNIFICATO CHE AL NUOVO ANNO CONFERISCE LA RICORRENZA DEL CENTENARIO DELL'UNITÀ NAZIONALE.

QUESTA UNITÀ INFATTI RIMARREBBE ESPRESSIONE ESTERIORE E FORMALE, OVE NON SI IDENTIFICASSE CON L'UNIONE CONCORDE DEGLI SPIRITI, LA QUALE NASCE E VIVE SOLTANTO QUANTO I CONCITTADINI RICONOSCONO NELLA PATRIA LA MADRE SOLLECITA ED EQUA PER TUTTI I SUOI FIGLI.


Fonte: sito del Quirinale

martedì 28 dicembre 2021

Il film che hanno incassato di più nel 1960

Fine anno è tempo di bilanci. Per il settore cinematografico riporto un articolo preso da Stampa Sera di martedì 23 maggio 1961 che traccia un bilancio dei film che hanno incassato di più nel 1960. La classifica condotta dalla Siae (Società italiana autori e editori) prende in considerazione i biglietti venduti nei primi nove mesi. Oltre 4 milioni sono i biglietti venduti per “La dolce vita” nettamente al primo posto.

Nel mese di gennaio 1960.... è in testa “David e Golia” con 4.554 giornate di rappresentazione e 2.656.000 biglietti venduti; segue “L'impiegato” con 2.630 giornate e 1.881.000 biglietti; seguono “Cartagine in fiamme” e i “Baccanali di Tiberio“. Nei film usciti nel mese di febbraio è in testa “La dolce vita” che nei primi nove mesi ha registrato 6.119 giornate con 4.340.000 biglietti; secondo, “Scandalo al sole”, e terzo “Il mattatore”.  Tra i film usciti nel marzo “Jovanka e le altre”, dopo i primi nove mesi, su 3798 giornate registrava la vendita di 2.852.000 biglietti; seguono “Improvvisamente l'estate scorsa” e “Il bell'Antonio”. Nei film usciti in aprile “Mondo di notte” in 1967 giornate di spettacolo ha registrato una vendita di 1 milione 954.000 biglietti. Al secondo posto “Chi era quella signora”, al terzo Sposa bella”. Nei film di maggio, in testa “Ballata di un soldato” con 1.057.000 biglietti, in 1385 giornate; secondo “Piaceri del sabato notte”. Nel mese di giugno “Sissi la favorita dello Zar” con 549.000 biglietti in 1048 giornate; seguono “L’Avventura” e “Svegliami quando è finito”.  Nel mese di luglio, dopo appena tre mesi di sfruttamento, al primo posto tra i film posti in circolazione è “Storia di Ruth”; nell'agosto “Sotto dieci bandiere” e nel settembre (ripresa della stagione autunnale) “Adua e le compagne” con. 1.827.000 biglietti venduti in 1.893 giornate di spettacolo. Seguono, rispettivamente, al secondo e terzo posto, “La lunga notte del '43” e “Le pillole di Ercole”.

venerdì 24 dicembre 2021

Natale 1960: viaggio nel mondo con la Rai.

Il 25 dicembre 1960 era domenica. Qui mi piace riportare una trasmissione RaiNatale nel Mondo”. Una serie di grandi firme del giornalismo - Emanuele Milano, Carlo Mazzarella e Ugo Gregoretti raccontano come si prepara e si vive la festività del Natale nei cinque continenti. 

Il filmato dura 46 minuti e ha degli spunti interessanti: dalla Terra Santa al Kenia (capitale mondiale delle spedizioni di caccia..), dal nuovo aereo dell’Alitalia che sostituisce il quadrimotore e permette di raggiungere il SudAfrica in sole 10 ore alle spiagge dell’isola del Sale in Venezuela dove non piove da 7 anni. 

http://www.teche.rai.it/2018/12/natale-nel-mondo-1960/

domenica 19 dicembre 2021

Natale 1960 dagli archivi della CGIL. Manifestazione in Piazza Duomo a Milano.

Riporto qui di seguito un bell’articolo di Ilaria Romeo che ho trovato sul sito della CGIL e pubblicato nel dicembre 2016. Racconta della manifestazione che si tenne proprio il giorno di Natale del 1960 a Milano con in prima fila i vertici del sindacato e del Partito Comunista.

Nell’anno dei moti anti-Tambroni e dei morti di Reggio Emilia, gli elettromeccanici milanesi si mobilitano con le famiglie, accompagnati dal mondo della cultura. Nonostante le preoccupazioni, i manifestanti raccolgono ampie e diffuse simpatie

Il 1960, l’anno dei moti di piazza anti-Tambroni a Genova e a Roma Porta San Paolo, l’anno dei morti di Reggio Emilia, si conclude con l’immensa manifestazione del giorno di Natale in Piazza Duomo a Milano che raduna 100 mila lavoratori accompagnati dalle proprie famiglie. La discussione che precede la manifestazione non è facile: c’è titubanza nell’avallare la scelta di manifestare il 25 dicembre, si teme di urtare eccessivamente la sensibilità dei credenti, si teme un boomerang che invece di allargare le alleanze generi polemiche e divisioni.

Le incertezze del centro vengono clamorosamente travolte dalle spinte degli attivisti sindacali di fabbrica nel corso di una riunione della Fiom milanese tenutasi in un salone Di Vittorio colmo all’inverosimile. Lama, presente, ascolta con attenzione e con rispetto le opinioni dei lavoratori e decide alla fine di fare propria la loro proposta, sostenendo la manifestazione che viene indetta. Il 24 dicembre la segreteria della Cgil guidata da Agostino Novella e Ferdinando Santi raggiunge Milano e si incontra con la segreteria nazionale della Fiom. La mattina del 25, con Luciano Lama, Piero Boni, Giuseppe Sacchi e i segretari della Cgil Ferdinando Santi e Vittorio Foa puntualmente presenti in Piazza Duomo, la manifestazione prende il via.

In testa al corteo ci sono Mauro Scoccimarro, presidente della Commissione centrale di controllo in rappresentanza della direzione del Partito comunista, Armando Cossutta e Aldo Tortorella, direttore dell’Unità. Telegrafa il regista Luchino Visconti: “Desidero manifestare mio solidale consenso sacrosante umane rivendicazioni lavoratori elettromeccanici milanesi. Odierne lotte lavoratori per libertà nelle fabbriche e giustizia sociale sono base stessa avvenire democratico intera nazione e garanzia libera cultura”. In piazza personaggi della cultura, del cinema, del teatro, della pittura. Tra i manifestanti si riconoscono Elio Vittorini e Rossana Rossanda, tante le famiglie, tanti i bambini. Non solo non si registra alcuna tensione, ma i manifestanti e le loro famiglie raccolgono ampie e diffuse simpatie.

Durante l’omelia della messa solenne anche il cardinale Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, rivolge ai lavoratori riuniti sul piazzale il proprio saluto. Giuseppe Sacchi, storico segretario della Fiom di Milano recentemente scomparso (che ricordiamo con affetto) è in piazza raggiante, nonostante la febbre a 39. Racconterà anni dopo, a un convegno organizzato dalla Fondazione Di Vittorio e dalle Fiom Cgil nazionale e milanesetenutosi a Milano il 22 dicembre 2010: “Nella Piazza del Duomo non c’erano solo gli operai c’erano gli artisti, c’era di tutto, c’era Milano che si era stretta intorno a questi lavoratori […] C’era un volantino della Confindustria che era convinta che non ce la avremmo fatta a tirare fino alla fine. Ricordo che era il mese di luglio quando dichiarai: noi terremo fino alla fine, ci diamo appuntamento a Natale a Piazza del Duomo, noi operai non crolliamo. Quando abbiamo fatto l’assemblea della Fiom c’erano tutti i dirigenti, proprio tutti, che ci hanno detto di non andare in Piazza Duomo perché c’è il ministro Scelba che ha detto che non è possibile, c’è il Prefetto che ha fatto un telegramma dove dice che non vi dà la Piazza del Duomo. Mi ricordo che in quell’assemblea c’erano tutti. Io dissi a chi mi spingeva a prendere la parola: il massimo che posso fare è di stare zitto; io non andrò mai dai lavoratori a dire loro di non andare a Piazza del Duomo”.

E i lavoratori a Piazza del Duomo ci vanno, in tanti, a lottare per un accordo di settore che avrebbe dovuto precedere il contratto nazionale. È l’avvio graduale, dopo anni di acerrime divisioni, di una nuova unità, scandita dallo slogan:“Uniti si vince”.

domenica 12 dicembre 2021

Playboy manda in pensione i costumini sexy creati nel 1960

È lo stilista fiorentino Roberto Cavalli a cambiare l’abito delle conigliette di Playboy, creato proprio nel 1960.

Qui di seguito un articolo di Alessandra Farkas pubblicato il 5 novembre 2005 sul Corriere della Sera. 



Sarti al lavoro attorno a una coniglietta 
NEW YORK – Le conigliette di Playboy cambiano pelle.
 Per la prima volta dagli anni 60, le splendide ragazze mozzafiato dell’impero multimediale creato nel 1953 da Hugh Hefner indosseranno una nuova divisa, molto più sexy, provocante e con echi dichiaratamente Sado-Maso. «La nuova coniglietta assomiglia più a Donatella Versace che alla Barbie», sentenzia Ruth La Ferla, esperta di moda del New York Times.
L’artefice della minirevolution è lo stilista fiorentino Roberto Cavalli, cui Playboy ha affidato il compito di mandare in pensione la vecchia mise, sensuale ma decisamente demodé. «Quel costume è diventato obsoleto, un po’ come un oggetto da museo», spiega Cavalli, «era necessario reinterpretare il mito in una nuova direzione, quella dei giovani».
Pur rispettando l’inconfondibile trademark delle Playboy Bunnies – lo smoking abbreviato - Cavalli lo ha aggiornato con toni sado-maso. Uno schizzo del celebre stilista tanto amato dagli americani ritrae la nuova coniglietta con gli occhi fortemente truccati, un caschetto di capelli biondi lisci, un sigaretta che le pende ai lati della bocca, collare scintillante e delle pesanti fasciature in pelle ai polsi.

Una felina aggressiva ed irriverente da ciberspazio, insomma, più che la dolce coniglietta dall’aria casalinga di un tempo. 
Il bozzetto del nuovo look 
La nuova coniglietta farà il suo debutto ufficiale con il grande ritorno dei Playboy Club, che riaprono i battenti da una costa all’altra degli States dopo un’assenza di quindici anni. «E’ il segnale della grande ripresa del nostro impero dopo la crisi degli anni 90», spiega Hefner, che in primavera compie 80 anni. 
Anche questo remake rientra nel vasto progetto per svecchiare il brand, catturando il redditizio mercato dei giovani tra i 18 e i 35 anni. Oltre alla rivista, l’impero oggi ha un sito popolarissimo tra gli under-40 - Playboy.com - un reality show molto seguito su E! Network, nonché videogames, film, Dvd e una vastissima gamma di prodotti di moda e per la casa.
«Aggiornare il marchio è una strategia mirata per attrarre non solo i giovanissimi, ma soprattutto le donne», spiega la figlia del fondatore, Christie A. Hefner, presidente e amministratore delegato dell’impero fondato da suo padre i cui prodotti, realizzati su licenza in oltre 100 paesi, sono distribuiti in oltre 2500 negozi negli Usa, con un fatturato annuo di oltre 600 milioni di dollari. «L’ 80% dei nostri utenti oggi sono donne», puntualizza la Hefner.
Playboy non ha alcun rimpianto nel mandare in pensione il costumino datato 1960 - uno smoking trasformato in body, con vitino da vespa, colletto bianco e cravattino a farfalla - indossato da oltre 25.000 Playboy Bunnies, incluse celebrities come Lauren Hutton, Deborah Harry e la femminista Gloria Steinem ed esposto nelle collezioni permanenti del Chicago Historical Society Museum e dello Smithsonian.
La decisione è stata applaudita da molte conigliette, oggi nonne e bisnonne. «Il vecchio, attillatissimo corsetto puntellato di stecche era un oggetto di tortura», spiegano le ex Bunny nel celebre libro di Heyden De Serio «The Bunny Years». «Quando aprivi la cerniera, sotto avevi i lividi e a volte persino il sangue». 

domenica 5 dicembre 2021

Ma perché il 25 novembre è la Giornata contro la violenza sulle donne?

Riportiamo un testo trovato su Facebook che spiega come mai il 25 novembre è la Giornata contro la violenza sulle donne. L’episodio è successo nel 1960. 

https://www.facebook.com/groups/2630211550569533/permalink/3179202829003733/ 

Enrico Pitzianti 

Il 25 novembre 1960 un triplice omicidio costò la vita a tre sorelle nella Repubblica Dominicana: una vicenda da leggere per capire l’importanza di questo giorno.

Il 25 novembre 1960 tre giovani sorelle dominicane di nome Patria, Minerva e María Teresa Mirabal uscivano di casa per fare visita ai propri mariti, che si trovavano in carcere in quanto dissidenti politici. Non fecero mai ritorno.

Le tre donne avevano 25, 36 e 34 anni quando la loro Jeep che viaggiava veloce imboccava un ponte nella zona di Marapica, subito fuori da Puerto Plata, nel nord del paese. Su quel ponte, al centro della carreggiata, di colpo si posizionarono degli uomini armati, obbligando l’auto a fermarsi e loro a scendere. Quegli uomini erano i militari del Sim, acronimo di Servicio de Inteligencia Militar, e rispondevano agli ordini del dittatore Rafael Trujillo. Le tre sorelle furono prima divise una dall’altra, poi portate in luogo montano remoto chiamato La Cumbre, dove oggi sorge il loro monumento, e lì furono brutalmente picchiate, stuprate e infine strangolate. I sicari avevano l’ordine di simulare un incidente stradale, così i corpi senza vita furono rimessi in macchina e questa distrutta in modo da simulare un impatto. Era il 25 novembre del 1960.

Le tre giovani donne furono uccise per delle ragioni precise. Erano attiviste politiche molto esposte, inizialmente organizzavano riunioni e piccoli comitati per dare vita a un fronte di opposizione, e in tutta risposta vennero perseguitate e torturate. Successivamente quelle riunioni diedero vita a un vero e proprio fronte di resistenza democratica il Movimiento Revolucionario 14 de Junio, che, soprattutto grazie all’impegno di Minerva Mirabal e Manolo Tavárez Justo, entrambi avvocati e abili nel trovare consenso, riuscirono a far nascere una rete anti-dittatura in tutto il paese. Si trattava di uno dei regimi più sanguinosi dell’America latina, quello di Rafael Trujillo, un ex criminale dominicano che scalò le gerarchie militari fino a dichiararsi “generalissimo”.

Trujillo, che governò il paese per oltre trent’anni a partire dal 1930, prese di mira le tre sorelle con un piano molto ben organizzato: prima un tribunale di Santo Domingo, la capitale dominicana, aveva condannato le sorelle e i loro compagni al carcere per via delle loro attività “contrarie alla sicurezza dello stato”, poi liberò le tre donne lasciando i maschi in carcere. Sembrò un atto di clemenza, ma era una trappola, l’intento era di dividere il gruppo e poter attaccare più liberamente le tre giovani, che all’interno del movimento di resistenza si facevano chiamare “las mariposas”, cioè “le farfalle”.

Trujillo era un personaggio capace di mosse politiche feroci: fu lui a organizzare e finanziare (armando gruppi di estremisti di destra) un attentato per l’eliminazione del presidente del Venezuela Rómulo Betancourt nel giugno del 1960. Fu sempre Trujillo, nel 1937, a pianificare e dare ordine di eseguire il genocidio di haitiani che oggi conosciamo come massacro di Parsley, dove in pochi giorni morirono migliaia di persone (le stime vanno dalle 17mila alle 35mila vittime). Un massacro razzista di dimensioni tali che ridefinì la composizione etnica dell’isola di Hispaniola. Fu contro un dittatore capace di decisioni simili che fecero opposizione le sorelle Mirabal.

La data dell’omicidio delle sorelle, il 25 novembre, fu un caso: il caporale della Polizia Nazionale, Ciriaco de La Rosa, aveva ricevuto l’incarico di organizzare l’agguato. Furono scelti quattro giovani militari per portarlo a termine, Alfonso Cruz Valerio, Emilio Estrada Malleta, Néstor Antonio Pérez Terrero e Ramón Emilio Rojas Lora. Ai quattro, per muoversi in incognito, fu dato un maggiolino Volkswagen. Partirono per la prima volta il 18 novembre, ma tornarono senza aver eseguito l’ordine perché, dissero ai loro superiori, le donne avevano con sé i bambini. Lo stesso successe il 22 novembre. Il 25, però, le donne viaggiavano sole.

Vent’anni dopo la morte delle tre sorelle Mirabal, nel 1981, a Bogotà, in Colombia, si tenne uno storico convegno femminista, intitolato Primer Encuentro Feminista Latinoamericano y del Caribe. Fu in quell’occasione che si decise la data del 25 novembre per la Giornata contro la violenza maschile sulle donne che celebriamo oggi. La data ricorda l’assassinio e lo stupro di tre donne, tre giovani attiviste politiche la cui morte simboleggia centinaia di storie simili, e più in generale le vittime che ogni giorno, in tutto il mondo, subiscono le conseguenze della violenza di genere, quella maschilista e machista. Proprio per via di quel convegno colombiano, le Nazioni Unite, durante un’assemblea generale tenuta nel dicembre del 1999, decisero che la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne si sarebbe celebrata in questa data.

Ma, come scrivono le ricercatrici Lucía Fuster e Celina Penchansky, già prima che il 25 diventasse una data del calendario femminista, alcuni progressi erano già stati fatti dal punto di vista legislativo: “il primo strumento di diritto internazionale che si occupa dei diritti umani delle donne è stata la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne”. La convenzione, nota con la sigla Cedaw, e approvata poi nel 1979 dalle Nazioni Unite, afferma che la violenza contro le donne è una forma di discriminazione che interferisce con la capacità di una donna di godere di diritti e libertà. E qui sta il punto: questa violenza è sistemica, non riguarda un singolo episodio ma l’intera società. Episodi come quello delle sorelle Mirabal, però, sono utili per ricordarla, questa violenza.


https://www.google.com/amp/s/www.wired.it/attualita/politica/2020/11/25/giornata-contro-violenza-donne-storia-sorelle/amp/




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