Quando il design rivoluzionò l'arredo scolastico.
Nel 1960, il prestigioso Compasso d'Oro venne assegnato a una sedia che avrebbe rivoluzionato le aule scolastiche italiane. La collaborazione tra Luigi Caccia Dominioni e i fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni produsse una sedia che rappresentò un ripensamento radicale dell'arredo scolastico, dimostrando come il design di qualità potesse e dovesse entrare anche negli spazi educativi.
Nell'edizione 1960 si confrontarono 800 prodotti realizzati da 200 tra industriali e artigiani. La sedia, prodotta da Palini di Pisogne (BS), nacque da un'attenta analisi delle esigenze specifiche dell'ambiente scolastico. La scelta dell'azienda bresciana non fu casuale: la sua expertise nella lavorazione del metallo era fondamentale per realizzare un prodotto che doveva rispondere a requisiti molto precisi di robustezza, durabilità e producibilità industriale su larga scala.
L'innovazione del progetto risiedeva nella sua capacità di coniugare funzionalità, resistenza e economicità. La struttura in metallo cromato, apparentemente semplice, era il risultato di un attento studio ergonomico che teneva conto della postura degli studenti durante le ore di lezione. Il design rispondeva alle esigenze pratiche della scuola: le sedie chiamate T.12 dovevano essere facili da spostare, impilabili per la pulizia delle aule, e sufficientemente robuste da resistere all'uso quotidiano intensivo.
L'assegnazione del Compasso d'Oro rappresentò un importante riconoscimento dell'eccellenza di un progetto che metteva il design al servizio della società. Non si trattava di un oggetto luxury o di un pezzo d'arredo esclusivo, ma di un prodotto pensato per migliorare concretamente la qualità degli spazi educativi pubblici. Il premio certificò l'importanza del ruolo sociale del design italiano. La giuria era composta da architetti e designer come Magistretti, Belgioioso, Zanuso e Magnaghi.
La collaborazione tra Caccia Dominioni e i Castiglioni dimostrò come progettisti di grande esperienza potessero applicare i loro principi progettuali a un oggetto destinato all'uso quotidiano nelle scuole. Il risultato fu un perfetto equilibrio tra industrializzazione e qualità progettuale, tra contenimento dei costi e dignità formale.
La sedia rappresentò anche un importante caso studio di produzione industriale. Palini di Pisogne riuscì a sviluppare un processo produttivo che permetteva di realizzare un prodotto di qualità mantenendo costi compatibili con le possibilità della scuola pubblica. La razionalizzazione del processo produttivo non comprometteva la qualità del prodotto finale, dimostrando come l'industria italiana fosse in grado di rispondere alle sfide della modernizzazione del paese.
Il Compasso d'Oro del 1960 assegnato a questa sedia segnò un momento importante nella storia del design italiano: riconobbe che il buon design non doveva essere limitato agli oggetti di lusso o agli ambienti domestici privilegiati, ma poteva e doveva entrare negli spazi pubblici, nelle scuole, nei luoghi della formazione. La sedia divenne simbolo di un approccio democratico al design, dove la qualità progettuale si metteva al servizio della collettività.
Oggi, questa sedia rimane una testimonianza importante di come il design italiano del dopoguerra abbia saputo interpretare e rispondere alle esigenze concrete della società in trasformazione. Il suo valore non risiede solo nelle qualità estetiche o tecniche, ma soprattutto nella visione di un design al servizio del bene comune, capace di migliorare la qualità degli spazi e delle esperienze quotidiane nelle istituzioni pubbliche.

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